Contrada Blandano, tra i 450 e i 550 metri di altitudine, è lo spazio di terra in cui coltiviamo 10 ettari di vigna con vista sul Mediterraneo.
Qui, nel 1970, ha avuto inizio la nostra storia di famiglia le cui radici affondano nella profondità del suolo e nelle tracce lasciate dal tempo.
Infatti, al centro di questa vigna ricca di vivacità e colore, sorge un antico palmento al cui ingresso è incisa data 1699. Questa indicazione precisa evoca ricordi e tradizioni di un passato che è legato alla terra e alla cultura del vino dell’Etna.
La bellezza di questo spazio prezioso non è puramente legata al fascino di una certa narrativa del passato. È piuttosto da considerarsi una ricchezza culturale, simbolo dell’evoluzione di pensieri e saperi tecnici connessi al vino.
Il palmento, infatti, costituisce un’evoluzione del Torcularium, un impianto per la pigiatura dell’uva risalente all’epoca romana. Ed è al contempo testimone di una produzione secolare e dell’eterna passione per il vino nella terra del vulcano.
Per noi l’antico palmento al centro di Contrada Blandano - così come quello che qualche anno fa abbiamo ritrovato anche al centro del nuovo vigneto di contrada Praino a Milo - è lo specchio di una vita rurale e di un mondo legato ai tempi e ai luoghi della natura. È fonte di ispirazione e tesoro da custodire e da condividere con i nostri visitatori.
Le visite in cantina TerraCostantino sono, infatti, un’occasione di incontro, una passeggiata tra storia e natura, dai filari del nostro vigneto fino agli spazi dell’antico palmento.
Qui ci dedichiamo al racconto del vino, dalla pigiatura al mosto, ricostruendo con speciali illustrazioni un sapere antico che è per noi punto di partenza per il futuro.
Secondo la tradizione, l’uva appena raccolta veniva scaricata dalle “coffe” (ceste) nel "pistu"/"ricivituri" (vasca in muratura) dove si trovavano i "pistaturi" (operai) che si dedicavano alla pigiatura dell’uva per ottenerne il mosto. Questo poi veniva lasciato nel “ricivituri” a contatto con le bucce per consentire il processo di fermentazione alcolica.
Successivamente, dal “ricivituri” il mosto confluiva nella parte sottostante e le bucce (vinacce) venivano avvolte in fasce di "zammara" (agave) fissate con chiodi di legno, così da formare una torta.
La torta di vinacce veniva di seguito pressata ricorrendo all’utilizzo del "conzu", un sistema formato da una grossa trave che poggiava sopra un disco di legno posto in cima alle vinacce e da un contrappeso.
Infine, il mosto veniva prelevato alla "tina" con le "quattare" (recipienti in ferro a forma di anfora). Questa operazione serviva anche per la misurazione del mosto ottenuto.
Per saperne di più sulla nostra storia e sul nostro vino venite a trovarci in cantina.
Vi aspettiamo sull’Etna!